Santuario di Padre Pio

                                                                   COME ARRIVARE A SAN GIOVANNI ROTONDO

 

Arrivare in Automobile
DA NORD Autostrada A14 (Bologna-Taranto), uscita al casello di San Severo; immettersi sulla S.S. 272 che porta fino a San Marco on Lamis, quindi proseguire per San Giovanni rotondo. DAL CENTRO Autostrada A16 (Napoli-Bari) uscita al casello Candela-Foggia, immettersi sulla SS 655 per Foggia, quindi proseguire sulla superstrada SS 89 per Manfredonia fino allo svincolo della SP 45 bis per San Giovanni Rotondo. DA SUD Autostrada A14 (Taranto-Bologna) uscita al casello di cerignola Est, immettersi sulla SP77 per Manfredonia, quindi proseguire sulla superstrada SS89 per Manfredonia e proseguire fino all’incrocio con la SS159; quindi proseguire sulla SS159 sempre in direzione Manfredonia; alle porte di Manfredonia svoltare a sinistra sulla superstrada SS89 in direzione Foggia, quindi sulla SP 45bis per San Giovanni Rotondo.
Come arrivare in treno
La stazione ferroviaria più vicina è quella di Foggia da cui partono con frequenza oraria autobus extraurbani per raggiungere San Giovanni Rotondo. AUTOBUS da Foggia per San Giovanni Rotondo Feriali: 4.50; 6.25; 7.50; 8.30; 9.30; 11.30; 12.10; 13.35; 14.15; 15.20; 17.30; 18.50; 20.45 Giornalieri: 7.00; 10.30; 13.00; 16.10; 22.15 Festivi: 5.35; 8.15; 20.00 AUTOBUS da San Giovanni Rotondo per Foggia Feriali: 5.15; 5.55; 7.35; 9.00; 9.45; 11.00; 12.10; 14.10; 14.50; 16.00; 19.30 Giornalieri: 6.45; 8.15; 10.20; 13.10; 17.20; 18.40; 20.35 Festivi: 15.00
Arrivare in aereo
L’aeroporto più vicino a San Giovanni Rotondo è il “Gino Lisa” di Foggia, che dista 40 km dal paese di San Pio. Al momento da Foggia sono sospesi i voli per la maggiori città italiane. E’ possibile però utilizzare l’aeroporto di Bari che offre voli per numerose destinazioni italiane e straniere. L’aeroporto di Bari dista circa 160 km.

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La chiesa di Padre Pio, anche conosciuta come Santuario di San Pio, è un luogo di culto cattolico di San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, nel territorio dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. Commissionata dall’Ordine dei Frati Minori Cappuccini della provincia di Foggia, venne progettata dall’architetto italiano Renzo Piano per contenere degnamente le migliaia di pellegrini che ogni anno giungono ad onorare la memoria di Padre Pio da Pietrelcina. L’opera è stata quasi completamente finanziata dalle offerte dei pellegrini. Con i suoi 6000 m² (in grado di contenere 7000 persone considerando un ampio margine di sicurezza) è una delle chiese più grandi in Italia per dimensioni. Per l’innalzamento della struttura si è resa necessaria la fondazione di un consorzio che riuniva al suo interno le aziende impegnate nella costruzione: il consorzio “Fabbrica della chiesa”. La chiesa è stata inaugurata dinanzi ad oltre trentamila persone il 1º luglio 2004, consacrata da mons. Domenico Umberto D’Ambrosio con la dedicazione a san Pio da Pietrelcina, dopo circa dieci anni di lavori. La costruzione ha raccolto più critiche che favori in quanto l’architettura è grandiosa ma spoglia e priva di pregio artistico. Lo stile (per alcuni adatto più ad uno stadio che ad un luogo di culto) ha deluso chi era propenso per una forma più classica dell’edificio. La prima cosa che giunge all’occhio attraversando il sagrato è la copertura della chiesa: realizzata con rame preossidato  che regala alla struttura un colore verde-rame, è più basso nella parte in cui è posta la sagrestia (nel lato corto della struttura) per poi innalzarsi progressivamente fino a giungere nel punto più alto della vetrata di collegamento della chiesa con il sagrato. La chiesa  sorge  sul monte di San Giovanni Rotondo ed è

adiacente al preesistente santuario e convento in cui il frate visse ed in cui ne sono state conservate le spoglie fino al trasferimento nella nuova chiesa a lui dedicata. La struttura ha una forma che ricorda quello del nautilus, e la sua pianta ricorda la spirale archimedea, il cui fulcro è posto al centro dell’aula liturgica, nel luogo dove è posto l’altare. Assieme alla struttura della chiesa vera e propria è stato costruito anche un grande sagrato (a cui la chiesa è collegata attraverso un’enorme vetrata) ed un viale di accesso. La novità principale apportata da questo progetto nel campo dell’architettura è l’utilizzo di un materiale come la pietra di Apricena (di cui è costituita tutta l’opera) anche come struttura resistente oltre che come semplice elemento decorativo. Il suo utilizzo in una zona ad alto rischio sismico, inoltre, ha reso necessari una serie di test e sperimentazioni che hanno coinvolto anche uno staff di geologi: il risultato è stato una struttura che, per mezzo di notevoli sperimentazioni tecnologiche, è ora in grado di resistere a forze anche 6 volte superiori a quelle provocate dai terremoti registrati in questa zona, nonostante l’utilizzo di un materiale molto poco duttile. Per accogliere i fedeli è stato costruito un enorme sagrato (intitolato a papa Giovanni Paolo II) triangolare pavimentato con pietra di Apricena (varietà “bocciardata”) e in leggera pendenza, quasi ad invitare i fedeli ad avvicinarsi alla chiesa. La sua superficie è di 8000 m² ed è caratterizzato da uno spazio delimitato a sud dal particolare campanile orizzontale, dalla monumentale croce in pietra e da otto aquilotti anch’essi in pietra, ad ovest dalla vetrata della chiesa, a nord dal boschetto di 24 ulivi secolari (rappresentanti i 12 apostoli e i 12 profeti maggiori) e da 12 vasche trapezoidali, che portano l’acqua alla fonte battesimale ottagonale), e ad est aperto verso il vecchio santuario. Per garantire il rispetto dell’ambiente sono stati piantati nei pressi della costruzione 2000 cipressi, 500 pini, 30 ulivi, 400 corbezzoli, 550 mirti,  23000  lavande  e  50000  edere.  Per  evitare  sprechi,  inoltre,  sono innaffiati  tramite  un sistema di  irrigazione a goccia. Nello  spazio interno ci sono i 22 archi che rappresentano

la novità assoluta di quest’opera: essi, infatti, sono costituiti interamente in pietra di Apricena, varietà “bronzetto”, al cui interno sono stati inseriti dei cavi che hanno determinato la precompressione che evita il cedimento della struttura. Il collegamento tra i diversi blocchi di pietra è stato effettuato tramite una speciale malta con all’interno fibre di acciaio che, in caso di evento sismico, assorbe l’eccesso di energia. Gli archi sono disposti secondo un andamento radiale, partendo dal centro della struttura, e sono disposti lungo due file: una interna, in cui tutti gli archi hanno in comune il pilastro centrale, ed una esterna. Essi sono sfasati di 10° e si riducono progressivamente in luce ed altezza dal lato comunicante con il sagrato verso la sagrestia. Presentano una graduale riduzione della sezione partendo dalle basi fino alla chiave dell’arco, donando così un senso di leggerezza alla struttura. Alla base, infatti, sono stati utilizzati conci di dimensioni 680x1100x2700 mm e in chiave di 498x530x291 mm. L’arco più ampio è quello di comunicazione con il sagrato, ed è il più ampio al mondo realizzato utilizzando la pietra come materiale portante: è largo quasi 50 metri ed è alto più di 15. Per evitare la naturale debolezza di un arco in presenza di forze perpendicolari al piano in cui giace, sono stati costruiti dei collegamenti tra i piedi dei diversi archi: per gli archi esterni è stata costruita una parete in calcestruzzo armato che collega i piedi più esterni, per quelli interni è stata costruita una membrana (anch’essa in calcestruzzo armato), visibile al di sopra del pilastro centrale. I blocchi di pietra di cui sono composti gli archi hanno dovuto passare una lunga serie di controlli prima di essere utilizzati: dopo essere stati estratti, infatti, i blocchi venivano inviati a Montignoso dove, con le tecnologie avanzate che ha raggiunto in quei luoghi il settore marmifero, è stata possibile una lavorazione incontestabile: la tolleranza di errore nel taglio dei blocchi non ha mai superato i 3 millimetri. Nel caso delle superfici di contatto con altri blocchi, la tolleranza non superava i 0,5 millimetri. Per raggiungere un livello di sicurezza sempre maggiore, sono state effettuate prove in scala reale per verificare la reale resistenza del materiale: l’attuale legislazione, infatti, non prevede norme sull’utilizzo della pietra come materiale strutturale. Per la realizzazione degli archi il progettista ha in parte sfruttato studi già effettuati da Peter Rice sulle possibilità proprie della pietra.

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Sfruttando l’altimetria del sito, è stato possibile costruire anche una chiesa inferiore, così come avvenuto per la basilica di San Francesco d’Assisi. È di dimensioni più raccolte, dal momento che le sue dimensioni sono pari all’area presbiteriale sovrastante, ed è divisa in vari ambienti: la cripta, dove il 19 aprile 2010 è stata traslata la salma del santo, di forma semicircolare e coperta da una serie di volte coniche che si dipartono dal centro (luogo in cui è posta la salma); tre sale conferenze di 249, 292 e 366 posti; sale di accoglienza dei pellegrini con relativi servizi e zone per i gruppi di preghiera; la penitenzieria, interamente insonorizzata, al cui interno sono posti 31 confessionali; non è presente, contrariamente a quanto voleva il Santo, alcun genere di inginocchiatoio. Il collegamento con la parte superiore è realizzato con una scala elicoidale, ma sarà possibile raggiungere la chiesa inferiore anche con una rampa o un ascensore. La pavimentazione è uguale a quella del sagrato e della chiesa superiore. Per decorare la chiesa i frati hanno commissionato molte opere a diversi artisti famosi nel loro campo. Tra le decorazioni troviamo la vetrata che separa l’aula liturgica dal sagrato, la chiesa di oltre 40 metri e il particolare campanile orizzontale che decorano un lato del sagrato e le varie opere scultoree che decorano l’interno della struttura.