Storia
La storia di Poggio Imperiale è legata a Placido Imperiale, Principe di Sant’Angelo dei Lombardi (AV). Nel 1753 il Principe divenne proprietario del Feudo A.G.P. (Ave Gratia Plena) che comprendeva diversi territori appartenenti all’attuale Comune di Lesina e, attratto dalla posizione strategica di una collina ricadente nel feudo, tra i centri abitati di Lesina e Apricena, decise nel 1759 di costruirvi una grande masseria con alcune case coloniche. Attorno a queste prime costruzioni nacque Poggio Imperiale. Nel 1759 il Principe fece arrivare nel nuovo villaggio alcune famiglie provenienti da S. Marco in Lamis, Bonefro, Portocannone, Foggia, Bari e Francavilla, primi abitanti del neonato paese. Due anni più tardi, il 18 gennaio 1761, stipulò con un consistente numero di Albanesi un patto, in cui si offriva loro vitto e alloggio in cambio della cura e del lavoro dei terreni. Nel 1764, inoltre, raggiunsero il borgo anche numerose famiglie dal Principato Ultra del Regno di Napoli, che posero le basi per la costituzione di una consistente comunità amministrativa. Il villaggio già conosciuto come Tarranòve fu all’origine dipendente da Lesina. Ottenne l’autonomia dal vicino centro lagunare il 18 gennaio 1816. In tale anno il paese contava già 794 abitanti. Le prime abitazioni del piccolo borgo sorsero nella parte più alta della collina, concentrate lungo l’attuale via Albanesi. Da questa via, nella parte più vicina alla Chiesa di San Placido, si accedeva alla dimora del fondatore, conosciuta come Palazzina. Nel 1886, in occasione del centenario della morte del fondatore Placido Imperiale, fu posto nella piazza a lui dedicata un busto marmoreo raffigurante il Principe stesso. Il nome del comune è composto dalle parole “Poggio”, riferimento alla collina su cui è posto, e “Imperiale”, in onore del Principe fondatore. A pochi chilometri dal centro abitato, sorge presso una sorgente di acqua termale che origina il torrente Caldoli. Si racconta che il luogo fosse sacro già agli antichi greci. La sua notorietà è legata soprattutto alla tradizione che lo vuole visitato dal martire protocristiano Nazario, il quale avrebbe lavato i suoi piedi nella sorgente appoggiandosi su un cippo marmoreo. Questo cippo è ancora oggi conservato nel Santuario e, con il passare del tempo, è stato levigato dalla mano dei fedeli che si recano ivi in pellegrinaggio devozionale.