A Molinella, uno di quei piccoli promontori calcarei di cui è ricca la costa orientale garganica, i capannicoli si stabilirono intorno al I periodo del Ferro, come dimostra il materiale più antico rinvenuto negli scavi. Il villaggio fu scoperto dal Puglisi, il noto studioso della vita associata dei primitivi abitanti del Promontorio. “L’altura, spoglia di vegetazione, presentava grande quantità di frammenti d’impasto, messi a nudo dal dilavamento, e di schegge silicee. Laddove il calcare era affiorante apparivano spianamenti artificiali a gradoni della roccia per l’impianto delle capanne, costruite con pali e frascame. Assai significativo un taglio semicircolareche limitava a monte uno spianamento della roccia, da considerarsi fondo di una capanna. Prolungando le due estremità del semicerchio, si ottiene un’area circolare di circa quattro metri di diametro. Le abitazioni erano dunque essenzialmente diverse da quelle del villaggio di Manaccore, costituite da muretti a secco ad andamento rettangolare”. Gli abitanti di Molinella erano principalmente pescatori o, meglio, raccoglitori di molluschi (così li definisce il Puglisi), come testimoniano i numerosi avanzi di gusci trovati negli scavi. La stratigrafia della stazione, rilevata attraverso due saggi nel versante sud-occidentale dell’altura ha dimostrato l’esistenza di due livelli culturali, differenziati dalla consistenza del terreno e dal complesso dei materiali. Lo strato inferiore, poggiante sulla superficie del banco calcareo del supracretaceo, appositamente adattato con un battuto di detriti dello stesso calcare, presentava quà e là fori circolari utilizzati per l’erezione delle capanne e diversi straterelli di ceneri e residui carboniosi. Il materiale archeologico è rappresentato da abbondante ceramica e da qualche scheggia amorfa e priva di tracce di lavorazione. Prevale la ceramica lucidata a stecca e buccheroide, ma è presente anche quella non levigata, generalmente inornata. Notevole un grosso piatto frammentario d’impasto, a superficie marrone, internamente lucidato, con scanalature incrociate, rinvenuto alla massima profondità del deposito, che costituisce uno degli elementi di concomitanza con i depositi di Manaccore. Altro indizio concordante è il rinvenimento di un disco fittile buccheroide: si tratta di una specie di rocchetto, concavo sulle due facce e munito tutto intorno di una scanalatura poco profonda. Di accurata fattura sono due anse nastriformi riverse in fuori e a margini rialzati, con anello basilare; un’insellatura è appena accennata all’apice e i margini tendono a formare lievi falcature. L’oggetto più caratteristico di questo livello è costituito da un’ansa larga, con ampia apertura circolare mediana, a falcature laterali culminanti in due apici a spatola.