grotta naturale, che funge da abside e all’interno si rivela a navata unica con volta a botte, interrotta da grandi archi trasversali. Lateralmente, due settori della grotta ospitano la tomba dell’Abate Giordano e un altare inglobato in una piccola costruzione in muratura dal tetto spiovente. All’esterno dell’Abbazia è ancora visibile parte di una fontana, considerata un fonte battesimale o un tempietto, costruita per il ristoro dei pellegrini, e numerosi eremi, spesso accessibili solo attraverso scale e corde. Oggi nuovamente fruibile dopo i lavori di restauro, l’abbazia è il teatro della caratteristica festa dell’8 settembre, quando i fedeli partono in corteo da Monte Sant’Angelo, raggiungendo il complesso a dorso di muli. Costruita nel VI secolo sul colle di Pulsano per volere del papa-monaco San Gregorio Magno, inserita in uno scenario di rocce grigie su strapiombi di oltre 200 metri, l’Abbazia è stata nei secoli luogo di monaci, anacoreti e cenobiti che si sono dedicati alla contemplazione e all’ascesi. Intorno all’edificio si trovano numerosi eremi (per ora ne sono stati censiti 24), alcuni dei quali ubicati in luoghi davvero inaccessibili. Gli eremiti che abitavano queste celle erano senz’altro in comunicazione tra di loro, dal momento che alcuni eremitaggi erano dedicati alla vita comunitaria (di culto e di abitazione) e al lavoro collettivo (un eremo è stato persino adibito a mulino); inoltre gli eremi – alcuni dei quali sono affrescati – sono collegati da una rete di sentieri e scalinate e da una vera e propria rete idrica di canali scavati nella roccia per convogliare le acque. Il sito ha visto incursioni saracene e il passaggio di diversi ordini monastici fino all’abbandono nel 1969, che ha portato a un progressivo degrado degli eremi e a un processo di grave depauperamento artistico dell’Abbazia, a causa di furti di ignoti e atti vandalici. Nel 1997, la chiesa abbaziale è stata riaperta al culto pubblico e vi è stata fondata la comunità monastica di Pulsano. Oggi i monaci con costanza e passione si prendono cura degli eremi e ne garantiscono – laddove possibile data l’ubicazione non sempre di facile accesso – la fruizione; gli eremi sono però numerosi e alcuni necessitano di interventi mirati di recupero e manutenzione. Grazie alla mobilitazione messa in atto dai monaci, gli Eremi hanno raggiunto il primo posto al 5° censimento I Luoghi del Cuore del 2008, grazie alla raccolta di 34.118 segnalazioni.