via Trepiccioni
Poco discosto dal carcere, al largo S. Francesco vi era la casa di Nicola Giovanni Trepiccioni ., che aveva sposato la viestana Maria Rosa Abruzzini morta due settimane prima dell’ eccidio del 27 luglio 1861. Era oriundo di Foggia figlio di Domenico e di Maria Sanna e occupava il posto di Secondo Commesso, presso il Comune. Alle prime luci dell’alba di quel 27 luglio, a quanto riferisce il diarista Alfonso Perrone, i briganti entrarono con la complicità dei traditori viestani e il “primo loro pensiero fu di aprire le carceri e scatenare gli assassini loro pari, di cui parecchi erano rinchiusi per reati politici. Uscite all’aperto quelle belve additarono la casa di D. Nicola Trepiccioni commesso comunale, il quale dormiva placidamente con un figlio giovinetto di 20 anni. Bussato bruscamente, il Trepiccioni … balzò dal letto e non sapendo che si fosse, seminudo aprì l’uscio. Appena comparve la persona cominciarono i manigoldi a ferirlo a colpi di stile, poi lo afferrarono, e trascinatolo sulle vicine scale della Chiesa di S. Pietro, là, con altri colpi e sevizie lo spensero; ma pure non ancora satolli con la punta dei ferri deformarono orribilmente il cadavere.