via Gallegos ( già via della Torre poi via Eritrea)
Nei mesi successivi agli eccidi perpetrati nel luglio 1861, iniziò la caccia su tutto il territorio garganico ai briganti con le guardie nazionali e i bersaglieri agli ordini del capitano Michele Cubito. Gli arrestati furono tanti, fra cui anche alcuni sacerdoti, come Andrea Caizzi e Vincenzo Protano, mentre ci furono quelli che riuscirono a fuggire, come l’arcidiacono Matteo Nobile e il notaio Nicola Cimaglia. Altri, più fortunati, riuscirono ad ottenere un salvacondotto e rimasero a Vieste, come il chirurgo Dell’Erba, costituendosi spontaneamente al giudice inquisitore. Verso la fine di Novembre, quando si ebbe a conoscere l’obbligo alla leva militare, molti giovani dei vari paesi del Gargano si dettero alla latitanza, imboscandosi nelle campagne o unendosi ai briganti. Si costituirono allora su ordine del Governatore di Capitanata squadre di uomini capaci di dare la caccia ai fuggiaschi e innanzitutto ai briganti, che continuavano ad estorcere denaro, a rubare animali a bruciare casolari e ad uccidere chi non accettava ricatti. A Vieste il brigadiere forestale Lorenzo Gallegos, ritenuto un filoborbonico, fu catturato dai briganti la sera del 29 Dicembre 1861 mentre rientrava dal servizio e, dopo esser stato seviziato, fu massacrato da colpi di baionette e abbandonato in un tratturo. Tutto questo certamente non per spirito e amore di patriottismo, ma solo per sfogare il loro livore verso coloro che potevano intralciare la loro sicurezza nei boschi.